Bella raga! Oggi pubblico il racconto di un episodio capitato a un mio studente di Personal Coaching. Gli ho chiesto se gli andasse di raccontarlo sottoforma di articolo per il blog e ha acconsentito! Si chiama Ryan e se vi piace come scrive potrebbe diventare una presenza costante del Blog. Secondo me impararete ad amarlo. Enjoy! – Marco

Questo è il racconto di una fra le tante esperienze che possono capitarti nella tua carriera di essere sessuato.
Leggilo come una descrizione di ciò che accade nella testa e nel corpo di ognuno mentre ci si trova ad interagire con una ragazza e a gestire gli eventuali imprevisti.
Nonostante ogni esperienza sia a sé, si può identificare una costante che non cambia mai: i pensieri.
L’unica cosa che ti blocca quando vuoi semplicemente fare quello che MadreNatura e zio Bux insegnano..

Roma. Mi trovo davanti ad un locale molto frequentato dai “Ciovani”.
Venere, Bacco e Tabacco giocano goliardicamente fra di loro.

Vedo una ragazza in fondo alla strada. Carina, di carnagione olivastra, ricambia lo sguardo una volta, due volte, tre volte.
“Ah ecco le piaccio”..
Penso, mentre continuo a cercare vagamente insoddisfatto il suo sguardo
“maddai come fai a saperlo? Sei sicuro? E comunque che le dico?”
Il brusio mentale si fa più forte. Da che era una sola voce, si unisce un coro contrastante. Un condominio di persone insoddisfatte che vogliono dire la propria a tutti i costi
“Niente, non le dico niente! Devo solo fare un passo verso di lei..sì! Ora vado!”
..ma anche no
“E se non le piacciono i baffi? In effetti sei un po’ ridicolo..manco Freddy Mercury”
Pippe mentali della peggior specie: quelle che resistono anche alle temperature gelide dell’inverno romano e rompono il cazzo come se non ci fosse un domani.
E mentre la mia energia vaga nella testa, gli occhi l’hanno persa. Il mare di persone l’ha trascinata da qualche altra parte..

Pace, sticà, la serata è lunga ed è pieno di ragazze da conoscere.
Mi viene in soccorso l’atteggiamento che stavo coltivando da mesi: ogni volta che non vengo a capo di un problema, mi ricordo di spostare l’attenzione verso altro..ovvero Futtetenne, come diceva quel Buddha di nome Bud.
Dopo poco torno a ridere e scherzare con gli altri del gruppetto, i pensieri si quietano, la testa si fa più leggera e il corpo più caldo.

Con il mio amico e altri 2 ragazzi ci dirigiamo verso la prima discoteca della serata e.. BOOM! La rivedo.
A differenza di prima per un attimo non ho pensieri. Sono lucido tanto quanto basta per concentrarmi sulla tipa, escludendo il bordello incredibile che mi circonda: le sensazioni corporee emergono e mi avvolgono.
Inizio ad essere presente alla cosa e mentre le gambe si muovono da sole verso di lei, mi godo lo spettacolo incuriosito.
Ecco che me la ritrovo davanti.

Accenno un sorriso e con la mano sul suo fianco le dico all’orecchio la prima cosa che mi passa per la testa:
Ciao.. Ti ho vista fuori poco fa – indicando l’uscita del club -, sei carina!
Lei occhi neri, origine brasiliana, il nome non lo capisco.
Mi fa un grande sorriso, convenevoli di base, tensione sessuale a palla, non distolgo lo sguardo e dopo due minuti stiamo limonando beatamente.
La spingo dolcemente sulla colonna alle sue spalle così da creare un piccola bolla di intimità nella quale isolarsi, come dice sempre il Bux.
Il freddo continentale di quel dicembre romanesco sfuma velocemente tra la mia mano e le sue mutandine: le ultime a separami veramente dal suo calore tropicale.

Di lì a breve si intromette fra di noi una sua amica, impegnata poco prima a scambiarsi flavour linguistici con un “cugino portoghese” conosciuto tra la bolgia, il quale comincia a parlare con me.

La bolla scoppia e l’intimità si vaporizza in un lampo.
Il rumore del club riprende spazio nel campo di attenzione.
Il sangue affluisce nella testa, le tizie se ne vanno in bagno, il tizio mi parla a percussione in “portoliano”.
Gli altri miei amici spariti.
Tornano i pensieri. Un fiume.
PANICO.

“Mo che hai perso l’intimità con lei col cazzo che te la fai” “dovresti fare l’alfa”
“non sei figo per niente”
“la sento la tua ansia che sale!”
“cazzo vuole sto portoghese?!”

Fai questo, fai quello. Non fare questo, non fare quello.
L’ego negativo stava cercando in tutti i modi di confondermi sparando all’impazzata giudizi, imposizioni e allerte.
A meno che non sia una situazione di pericolo, quella vocina non mi servirà a un cazzo. Non conosce nulla del futuro, non può prevedere come andranno le cose, non mi farà fluire nelle situazioni e renderà le interazioni difficili e innaturali.

Visto che ero fresco delle seghe mentali precedenti ci metto poco a fottermene e, come per magia, la situazione si sblocca velocemente.
Luca compare dalla folla danzante e gli dico che avrei proseguito la serata con la brasiliana, le tizie tornano dal bagno, il tizio smette di fracassarmi i cojones.
Ricomincio a respirare.

Usciamo dal club e ci incamminiamo verso casa delle ragazze.
L’aria fredda mi rischiara per un attimo la mente.
Un brivido lungo la schiena mi scuote.

2 brasiliane, 1 portoghese e 1 italiano camminano per le strade diRoma..

sembra una barzelletta ma la stavo vivendo realmente.
La curiosità del non sapere come sarebbe andata mi fa spuntare un sorriso ebete sulla faccia.

Arriviamo a casa delle tipe. Carina, accogliente… piccola per 4 persone.
Neanche il tempo di ambientarsi che quel portoghese di un portoghese si porta l’amica nell’unica camera da letto… MIERDA!

Ansietta che risale. Breve tour dell’appartamento.
Mi fa vedere bagno e cucina, mi offre dell’acqua e mi invita ad accomodarmi nell’ultima stanza della casa, il soggiorno.
“Sì cazzo c’è il divano!”
È robusto… come uno di quelli apribili che sponsorizza Sabrinona nazionale in tivù: scomodo in ogni caso per dormirci, resistente tanto quanto basta per trombarci.

Ci sediamo. I nostri sguardi si incrociano per un attimo come se non volessero lasciarsi catturare subito dall’altro.
C’è tensione.
Scatta ad entrambi un sorrisetto di quelli che lasciano trasparire il leggero e condiviso imbarazzo di chi si piace e attende che accada qualcosa..

Avverto la mia testa che in automatico inizia a scannerizzare ogni cm2 della stanza.
Dal soggiorno si intravede, attraverso una vetrata scorrevole, la porta dove gli altri due si erano rintanati poco prima.
Appena mi accorgo che stavo facendo tutt’altro che rilassarmi alla situazione, decido di spostare l’attenzione all’interno del mio corpo: una contrazione nella zona addominale mi impedisce di respirare normalmente ..NO BUONO.
Rilasso allora i muscoli ed espiro lentamente.
Riporto quindi l’attenzione su di lei e, mentre lo faccio, queste sensazioni di blocco continuano a diminuire.
Anche la tipa evidentemente è preda di qualche turba mentale che cerca di nascondere scrollando confusamente la galleria del cellulare…

“Ci sei mai stato inBrasile?”
“Guarda questi sono dei miei amici”
“Qui stavamo in campagna per una festa..”
“..e qui al mare vicino Rio!”

Mentre mi faccio più vicino per vedere meglio le foto, sposto il braccio sinistro e lo lascio a contatto con il lato destro del suo corpo.
Lei inclina la testa sulla mia spalla.
Rispondo che non c’ero mai stato e la guardo intensamente come per dire:

“..portamici ora in Brasile”

Mi sorride, ricambia velocemente lo sguardo e torna sulle foto.
Ora è più lenta nei movimenti, più tranquilla.

In parte sono concentrato sulle immagini che scorrono nel telefono, mentre il resto del focus lo mantengo sulle sensazioni dei nostri corpi a contatto, sul tono di voce delle domande e delle risposte.
Una sorta di doppia attenzione visivo-sensibile che lentamente ma inesorabilmente propende alla cinestetica dei corpi.
Riemerge quel leggero formicolio che sembra avvolgerci e connetterci oltre le parole, quella bolla densa nella quale movimenti e sensazioni si amplificano e si mischiano a quelle dell’altra persona.

Ora lei parla molto lentamente, sento il suo respiro, vedo la sua bocca sempre più grande.
Scatta la pomiciata.
La tensione accumulata fino ad ora si tramuta velocemente in desiderio di aversi.
Con una mano faccio scattare il bottone dei suoi jeans, con l’altra glieli tolgo velocemente.
Mentre la guardo intensamente, seguo il profilo della coscia con i polpastrelli, fino a posare il palmo sulle mutandine evitando di toccarle subito il clitoride.
Più tengo la mano ferma più sento il suo bacino oscillare come per sfuggire dalla mia presa e conquistare un livello superiore di piacere.
Mi vuole di più.
Premo delicatamente con l’indice e il medio più sotto: il tessuto si bagna ed emergono le forme del suo sesso protetto dal tanga.
Non ci capisco più nulla.
Mi libero velocemente dalla morsa dei pantaloni, che ormai risultano troppo scomodi, e precipito fra le sue gambe sfilandole le mutandine ormai fradice.

La mia faccia è sulla sua patata. Ha un buon odore e la cosa mi fa venire l’acquolina in bocca.
Dopo averla assaporata le divarico le gambe e le sferro un leggero schiaffo sull’interno coscia.
Le piace.
Mi alzo e la aiuto a spogliarsi completamente.
Lei si inginocchia sul divano inarcando leggermente la schiena.
Seguo con gli occhi l’avvallamento dei lombari scomparire sotto i suoi capelli neri.
Sta troppo in alto.. prendo quindi uno dei cuscini e lo butto per terra. Senza perdere tempo si inginocchia e mi prende il c***o in mano. Chiudo gli occhi e mi immergo nelle sensazioni del mio pisello sempre più duro mentre viene usato da lei per ricalcarsi la faccia stile copia-carbone.
A regola d’arte.

Noto come sia assolutamente a suo agio ad esplorare con la lingua il mio “amico di avventure”. Il calore della sua bocca mi accende il desiderio di entrare nella sua “amica”.

La tiro su di forza e mi giro sprofondando nel cuscino del divano con lei sopra a cavalcioni. La alzo leggermente per mettere il preservativo.
Comincia a sfregarsi sul pisello e, dopo poco, decelera per permettermi di entrare: i suoi umori facilitano l’incastro e in un attimo siamo completamente a contatto.

Ora il destino vuole che la cavalcata duri molto poco.
E no, l’eiaculazione precoce non c’entra.
Con la coda dell’occhio vedo delle teste fare capolino dalla porta a vetri..ma non erano il portoghese né l’altra brasiliana.

La tipa fa uno scatto e ci manca che me lo rompe.
Per poco non mi prende un colpo.
Risatine dal corridoio.

“Cosa cazzo sta succedendo!?”

A tornare prima è quello che scoprirò essere il terzo inquilino, di ritorno dalla serata: invece di aspettare il messaggio dell’amica (la brasiliana), il legittimo fruitore del divano-letto decide di imboccare in anticipo a casa con un gruppetto di amici brilli.

..SORPRESA!

Il numero perfetto per una partitona a Risiko! (o per una gangbang…).
Dalla fantasia torno alla realtà.
La tipa che bestemmia in carioca agli intrusi, il coinquilino ubriaco che mi imbruttisce, l’erezione ormai scomparsa.

Una grande scena di disagio da tramandare ai posteri.

Preso un po’ dall’imbarazzo non vedo l’ora di andarmene, tanto che saluto la brasiliana con un “ci sentiamo più tardi”.
Mi infilo al volo i pantaloni, afferro gli altri indumenti e in 5 minuti sono fuori dall’appartamento.
Ho il cuore che batte fortissimo e una strana sensazione tra l’euforico e il”wattafak”.

Insomma, con la patta ancora aperta mi ritrovo di nuovo al freddo dicembrino.
No non è un sogno, forse sembra di più una barzelletta..un ottimo finale per come è iniziata: con due brasiliane, un portoghese e un italiano in terra romana.

Cosa puoi trarre da questa esperienza?
Che è inutile rimanere nella propria testa a rincorrere i pensieri… la soluzione è lì davanti a te.

Fatti furbo e fottitene per tornare alla realtà che hai davanti. Ricordati che anche gli imprevisti e le stramberie sono tuoi aiutanti.
Abbi coraggio e penetra la realtà..ne vale la pena (e il tuo pene ringrazierà).

Adios,

Ryan

Scritto da Ryan